di Giampiero Marano

A: Attraverso il dominio della comunicazione il paradigma hobbesiano si perpetua con efficienza fanatica, distruggendo gli ultimi spazi condivisi di esperienze e utopie, ponti terra-aria-terra sopravvissuti all’azzeramento moderno.

B: Ma forse qualcuno ancora conosce nella sua pienezza increata la notte prima dell’inizio! Forse qualcuno ascolta i poeti!

 

L’attuale fluidità di linguaggi, idioletti, canoni, codici espressivi non costituisce un fenomeno strutturalmente diverso da quella che ieri è stata la solidità propria di poetiche, tesi, manifesti ma, al contrario, ne cavalca l’onda lunga, è il rovescio dell’identico. Le velleità ideologiche originarie hanno cambiato segno e portato per diverse vie all’impoverimento del logos, alla sua completa privatizzazione, infine al collasso, ma agendo pur sempre entro i confini di un’immutata aura culturale, di un sapere recintato, diurno, sorvegliato dallo sguardo fisso e vuoto della civilizzazione.

 

Critica e solitudine asociale, critica e cosmogonia, critica e rischio mortale della metamorfosi, dell’inconseguenza, dell’aporia: cos’ha a che spartire con questi tesori il marketing dell’autopromozione?

 

Non si tratta di creare il mondo vero a partire dalla critica ma la critica a partire dal mondo vero, cioè dai colori e dai suoni in delirio delle scure periferie che si apprestano a partorire il nuovo, che già si confonfono con il destino dell’Occidente.

 

Non domandare alla critica né formule né sillabe storte e secche ma cercare di liberarla dall’imperio del solipsismo e della deontologia professionale; praticare la scrittura come uno strappo nel tessuto della Rappresentazione e come chance erratica di reinvenzione dell’esistente; non lasciar mai riposare il testo, commissionargli il tormento dei nostri sogni e della nostra disperazione.

 

È in atto un tentativo di omologazione e normalizzazione del bios senza precedenti nella storia per dimensioni e risorse profuse, che ha fatto della Pianificazione Strategica, delle Metodologie Funzionali, della Competitività di Sistema, della Razionalizzazione Flessibile, ecc. le sue parole d’ordine. Contro la retorica che imbelletta questo crimine universale, articolare una pronuncia oltre-novecentesca… far esplodere il montaliano “cinque per cento” che oggi suona singolarmente gretto, conformista, sinistro… aumentare la dose…

 

Dopo un paio di decenni di ripiegamento intimistico, la via del “reincantamento” non passa dalle stagioni del sublime ma dal contatto estremo con la quotidianità, intrisa di quell’irriducibile nucleo allucinatorio che si nasconde sotto la pellicola del reale. Non ha senso appellarsi a una presunta e astratta autenticità del linguaggio che garantirebbe della dignità dei contenuti e della responsabilità verso ciò che è comune, quando sono le parole stesse a chiedere senza requie di essere caricate di ostilità, negatività, oltranza enigmatica, di tutte le scorie non metabolizzate dal corpo sociale.

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